giovedì 18 dicembre 2008

18 dicembre 2008: "Il taccuino di Zaher"

Il taccuino di Zaher
Nota introduttiva di Francesca Grisot


Dopo che furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire».
[Mt 2,13-18 ]


Zaher Rezai, figlio di Mahmud, era un Hazara di Mazar-i Sharif, città che nel 1998 fu teatro di una delle tante stragi di civili hazara che l’Afghanistan ricorda. Zaher aveva allora pochi anni ed era uno dei fortunati sopravvissuti. Qualche anno dopo, ancora bambino, Zaher era in Iran. Lavorava come saldatore, appuntando diligentemente schizzi e misure sul suo taccuino.

Il profilo che emerge dalla lettura e traduzione del taccuino di un “clandestino” è il seguente: un ragazzo in fuga dalla persecuzione, costretto a lavorare in giovane età come saldatore, che a malincuore si getta in un viaggio di speranza che sa bene essere pieno di insidie.

La storia di Zaher può essere eletta ad icona del migrante afghano, molto spesso minorenne, se non all’arrivo, di sicuro alla partenza. Comunque potenziale richiedente asilo. Il caso dei migranti afghani, giovanissimi per lo più, è la storia di una diaspora silenziosa. Dato il numero esiguo non ha eco sui giornali, ma rivela un disagio sociale legato non solo alla guerra o all’occupazione del Paese, bensì ad un feroce conflitto etnico e religioso di cui non si ha notizia in Occidente. Si aggiunga a questo la prolungata condizione di diaspora ed esilio, giunta ormai alla terza generazione, che ha costretto per decenni intere famiglie a migrare senza sosta tra Paesi limitrofi poco ospitali (Pakistan e Iran) e zone interne dell’Afghanistan. Questa terza generazione, ormai stanca e sfiduciata, volge lo sguardo all’Europa.

A questa diaspora silenziosa Zaher dà finalmente una voce; una voce dolcissima. Tra i versi delle sue poesie egli cerca il coraggio per andare avanti, al di là del mare, dove crede sia garantito il suo diritto all’esistenza.

Il taccuino trovato in tasca al ragazzo conteneva in poche pagine il riassunto di una vita: alcuni talentosi schizzi corredati da misure dettagliate per il lavoro di saldatore che svolgeva in Iran; una nota sui risparmi racimolati e alcune poesie, appuntate o imparate forse lungo il tragitto.

La calligrafia del ragazzo rivela un grado di istruzione molto basso e ci conferma che, come tanti altri suoi connazionali, Zaher non ha avuto la possibilità di frequentare la scuola. Eppure, difficile a credersi per noi Italiani, conosceva a memoria e recitava tra sé un certo numero di versi in rima. Poesie classiche, molto spesso poesie antiche di alcuni secoli, che parlano di amore e nostalgia; in cui l’amato è Dio e l’amore mistico il desiderio di ricongiungersi a lui nello splendore e purezza della pre-eternità.

“Tu porti il profumo delle gemme che sbocciano,
sei come un fiore di primavera
È dolce il tuo affetto
amo parlare con te
Tu sei un amico incantevole
sei una seta di passione e bellezza”

Mi piace sottolineare questo perché l’amore per la poesia di questi giovani migranti afghani è il primo indice della sensibilità, della dignità e del rispetto con cui sono educati fin da piccoli. Nell’intervistarli emerge fin troppo spesso la sofferenza della discriminazione, la determinazione con cui essi lottano per vedere riconosciuto il loro diritto di esistere semplicemente in quanto “persone umane”. Il sogno europeo è l’ “Europa dei diritti umani”. Sogno a cui non intendono rinunciare. Inutile respingerli; ci proveranno di nuovo, fino a morire se serve.

“Tanto ho navigato, notte e giorno, sulla barca del tuo amore
che o riuscirò in fine ad amarti o morirò annegato.”

Andare avanti! A tutti i costi. “In Iran non si può stare, in Afghanistan non possiamo tornare” –ripetono in modo ossessivo i minorenni intervistati-.

La poesia continua. Racconta la paura del respingimento; di essere trattato come un migrante qualsiasi o peggio come un ladro o un clandestino.

“Giardiniere, apri la porta del giardino; io non sono un ladro di fiori,
io stesso mi son fatto rosa, che bisogno ho di un altro fiore qualsiasi”
.
La paura del viaggio. Il tratto di mare che ancora lo separa dal diritto d’asilo.

“Questo corpo così assetato e stanco
forse non arriverà fino all’acqua del mare.

Non so ancora quale sogno mi riserverà il destino,
ma promettimi, Dio,
che non lascerai finisca la primavera.”


Deve ancora cominciare l’inverno. Nel limbo di Patrasso Zaher si imbarca su una nave diretta verso l’Italia. Ecco il mare, l’ultima traversata.

“Oh mio Dio, che dolore riserva l’attimo dell’attesa
ma promettimi, Dio, che non lascerai finisca la primavera”


Per la mie esperienza di mediatrice è cosa comune che i ragazzi afghani, anche analfabeti, conservino versi di poesia a memoria e li ripetano spesso per darsi coraggio durante il viaggio e l’esperienza della diaspora. Quello che sento ripetere più spesso parla del dolore della morte in esilio. Vorrei dedicarlo in chiusura a Zaher, ricordando che purtroppo questo è il pensiero fisso che si legge negli occhi dei migranti afghani con cui vivo e lavoro ogni giorno.

“Se un giorno in esilio la morte deciderà di prendesi il mio corpo
Chi si occuperà della mia sepoltura, chi cucirà il mio sudario?

In un luogo alto sia deposta la mia bara
Così che il vento restituisca alla mia Patria il mio profumo”



“Non so ancora quale sogno mi riserverà il destino,
ma promettimi, Dio,
 che non lascerai si spenga questa mia primavera.”


Traduzione delle poesie
A cura di Hamed Mohamad Karim e Francesca Grisot.
Si ringrazia Domenico Ingenito per l’aiuto nella resa italiana.


Foglio 9

Tu porti il profumo delle gemme che sbocciano,
sei come un fiore di primavera

Mi  faccio per te inebriato e felice
quando vieni a cercarmi

È dolce il tuo affetto
amo parlare con te

Foglio 8

e anche quando mi togli la parola
il tuo pentirti è bello

Tu sei un amico incantevole
sei una seta di passione e bellezza

Ora vediamo fino a quando
t’accorderai col cuore mio

Foglio 11

Questo corpo così assetato e stanco
forse non arriverà fino all’acqua del mare.

Non so ancora quale sogno mi riserverà il destino,
ma promettimi, Dio,
che non lascerai finisca la primavera.

Oh mio caro, che dolore riserva l’attimo dell’attesa
ma promettimi, Dio, che non lascerai finisca la primavera.


Foglio 13

Tanto ho navigato, notte e giorno, sulla barca del tuo amore
che o riuscirò in fine ad amarti o morirò annegato.

Giardiniere, apri la porta del giardino; io non sono un ladro di fiori,
io stesso mi son fatto rosa, non vado in cerca di un fiore qualsiasi”


venerdì 18 luglio 2008

18 luglio 2008: "Nessun essere umano è illegale! - CicloSpritz"

Nessun essere umano è illegale!
Per una città aperta e solidale, contro il razzismo e la xenofobia

CicloSpritz

Appuntamento con le biciclette
Venerdì 18 Luglio, Ore 18:00, Piazza Pastrello, Favaro Veneto
Conclusione a Piazza Ferretto con Spritz in omaggio
…Solo i diritti danno sicurezza…

Siamo donne e uomini impegnati in ambiti diversi della società civile, convinti che le nostre comunità locali siano arricchite dalle proprie diversità e unite dalla condivisione di un destino comune, senza paura del futuro.
Vogliamo denunciare i tentativi di negazione e violazione dei diritti umani che stanno avvenendo, sempre più frequentemente, anche nella nostra Città.
Siamo molto allarmati per quanto sta accadendo in merito al previsto insediamento dei nostri concittadini Sinti, di Via Vallenari a Mestre. Assistiamo con grande preoccupazione alla sistematica denigrazione di una comunità che da decenni, vive tra noi in modo sempre più integrato, mantenendo le proprie tradizioni e i propri stili di vita, considerando le fondamentali regole del vivere insieme, nell’adempimento dei doveri e nella disponibilità dei diritti che distinguono l’effettivo esercizio della cittadinanza.
Venezia è sempre stata una città aperta, accogliente, dove l' incontro e la convivenza interculturale hanno una storia millenaria. Ed è proprio la convivenza che deve ri-diventare il fulcro della discussione politica e sociale. C'è l'urgente necessità di aprire un confronto, un dialogo, e con essi denunciare chi vuole strumentalizzare politicamente la nascita del nuovo campo Sinti per diffondere paura, senso di precarietà, razzismo e così trasformare il campo in una delle tante occasioni per fomentare discriminazioni e violenza. C'è bisogno di seminare conoscenza reciproca, favorire l'integrazione e promuovere  la cooperazione, unico vero antidoto contro chi, per bassi motivi elettoralistici, vuole solo diffondere paura,  terrore, diffidenza ed incomprensione.
Siamo molto indignati per i tragici eventi che sono avvenuti negli ultimi giorni, quando nelle mattine del 22 e del 27 giugno e del 4 luglio i cadaveri di tre ragazzi di etnia curda irachena venivano ritrovati dentro dei tir, e l’ultimo addirittura legato sotto,  su  navi in partenza dalla Grecia e arrivate al porto di Venezia.  Ragazzi morti per le difficoltà di un viaggio rischiosissimo, uguale a tantissimi altri cui ricorrono migliaia e migliaia di migranti per poter continuare a sperare in una vita migliore. Esprimiamo la più grande preoccupazione per il fatto che le pratiche di respingimento alla frontiera attuate al porto di Venezia dalle forze di Polizia competente non appaiono adatte a garantire l’effettiva valutazione delle posizioni soggettive dei migranti che arrivano nascosti sulle navi, pur essendo molti di loro dei potenziali richiedenti asilo e dei minorenni e quindi avendo diritto a particolari tutele giuridiche. Il ragazzo morto il 22 giugno era con tutta probabilità già stato respinto cinque giorni prima al valico di frontiera del porto di Venezia senza avere incontrato nessun interprete o operatore competente nel fornirgli un’informazione dettagliata circa i suoi diritti. Per questo motivo ha destato in noi particolare turbamento il fatto che, contestualmente al ritrovamento del secondo cadavere, il 27 giugno, altri cinque migranti siano stati repentinamente respinti verso il paese da cui provenivano, senza che venisse loro garantita l'applicazione della normativa in corso.
Abbiamo scritto una lettera aperta al Prefetto di Venezia per avere risposte in merito a questi respingimenti, ma non abbiamo attenuto nessuna possibilità di confronto.
I diritti fondamentali sanciti dalla carta dell’Onu sono ancora oggi quotidianamente calpestati, a Venezia come in mille altre parti del mondo, non possiamo rimanere immobili davanti a tutto questo, dobbiamo lavorare tutti quanti perchè quei diritti siano realmente riconosciuti e garantiti, a partire dal territorio in cui viviamo.
Lo faremo a fianco di chi queste violazioni le vive quotidianamente, lo faremo assieme ai Migranti, ai Sinti e ai Rom di Venezia e Mestre. 

aderiscono
Ass. ALB Veneto
Ass. Amici dell'Africa e del Senegal
Ass. Amici della Colonia Venezia
Ass. Andalusia
Ass. ANIA (Nazionale Italo-Libanese)
Ass. ANV (Cittadin Nigeriani in Veneto)
Coop Aquaaltra
Ass. ASCI-Architettura
Ass. ASCI-Onlus (Socio-Culturale Internazionale)
Ass. ASCI-Studi
Assopace
Ass. Brahmanbaria
Centro Sociale Rivolta (Marghera)
Ass. Culturale afghani in Italia
Circolo Culturale Rosa Luxembourg
CIV-Onlus (Comunità Islamica di Venezia e Provincia)
Comunità Kurda in Italia
Comunità Sanatan Induismo in Italia
CooDI (Coordinamento per i Diritti degli Immigrati di Venezia e Provincia)
Ass. Culturale L'Ucraina
DEGGO (Ass. dei Sengalesi della Provincia di Venezia)
Ass. delle Istituzioni Culturali e Religiose per la Solidarietà dei
Senegalesi
Coop. El Fontego
Emergency
Fondamente, gruppo di cultura politica
Ass. Il Villaggio
Ass. Italia Bolivia
Ass. Italo-Persiana per la Multiculturalità
Ass. Lato Azzurro
Le Renouveux (Ass. dei Tunisini a Venezia e Padova)
Libera Associazione di Idee
Ass. Luoghi Comuni
Mani Tese
Melting Pot Europa
Ass. Migranti Maghreb Salam
MuraNO
Ass. Nepalese in Italia
Ass. Oberig (Organizzazione Pubblica Ucraina)
Ass. di Promozione Sociale 6000
Pax Christi
Ass. Razzismo Stop
Ass. Rom Calderasc
Sale Docks (Venezia)
Ass. Socio-Culturale “Moldova” in Italia e nell'Unione Europea
Ass. Solidaries Donne Migranti
SUMO Società Cooperativa Sociale
Ass. VTM Magis
Ass.
Wefare Bangladesh association
Ass. Ya Basta! 

lunedì 9 giugno 2008

9 giugno 2008: appello per una città aperte e solidale


VENEZIA CITTA' APERTA E SOLIDALE

Negli ultimi giorni la terraferma Veneziana è diventata terreno di scontro politico strumentale sia a livello locale sia nazionale, per quanto riguarda la nascita del campo sosta di Via Vallenari per i Sinti già residenti in quell'area.

Gli abitanti del campo Sinti di via Vallenari sono, infatti, circa 150 veneziani, che abitano nella zona da 30 anni. La costruzione di un nuovo campo attrezzato è stata decisa nel 1997, dall'Amministrazione Comunale, per far fronte alla situazione precaria nella quale queste persone erano costrette a vivere.

Venezia è sempre stata una città aperta, accogliente, dove la convivenza interetnica ha una storia millenaria. Ed è proprio la convivenza interetnica che deve ri-diventare il fulcro della discussione politica e sociale. C'è l'urgente necessità di aprire un confronto, un dialogo, e con essi denunciare chi vuole strumentalizzare politicamente la nascita del nuovo campo sinti per diffondere paura, senso di precarietà, razzismo e così trasformare il campo in una delle tante occasioni per fomentare discriminazioni e violenza.

C'è bisogno di seminare conoscenza reciproca, integrazione e cooperazione unico vero rimedio alle voglie di chi, per bassi motivi elettoralistici, vuole solo diffondere paura, diffidenza ed incomprensione.

Per questo, come associazioni presenti nel Comune di Venezia, come singole persone, ci diamo appuntamento per parlare di tutto ciò che sta accadendo in merito alla nascita del nuovo campo di via Vallenari. per cercare di saperne di più, ma soprattutto per promuovere e costruire il dialogo e per prendere le distanze da quello che tutti i media nazionali e locali vogliono far credere, ossia che in un giorno Venezia e Mestre si sono svegliate cambiate, non più luoghi aperti, accoglienti, come è sempre stato, ma chiuse, ottuse e razziste. Per dare vita, tutti assieme ad iniziative che vedano fianco a fianco cittadini veneziani di qualsiasi cultura.

L'incontro sarà il 9 giugno 2008 alle ore 18.00 presso Sala San Leonardo a Venezia.

Per adesioni:

Promuovono:
Emergency
Mani Tese Mestre
Il Villaggio

Aderiscono:
Amici Colonia Venezia
Cooperativa Aquaaltra
Circolo Rosa Luxenbourg
MuraNo
Pax Christi Venezia-Mestre

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